domenica 18 agosto 2013

Interruzione ex abruptu ovvero Dell'arrivo imminente della sessione autunnale ovvero Dei cambiamenti che verranno apportati ovvero Alcune precisazioni.

Carissimi,

"Stile Eclettico Romano" nacque originariamente come iniziativa senza pretese per invogliare, da una parte, la giunta della mia circoscrizione a promuovere meglio gli edifici più antichi dell'Appio-Latino-Tuscolano; per raccogliere, dall'altra, le idee per un possibile scritto; per praticare divertendomi in totale relax uno studio artistico su un tipo di arte che, di fatto, ha un valore solamente documentale (quindi niente ansia da prestazione e poco effetto "principiante arrogante"!), soprattutto nel mio quartiere che era pura periferia disagiata ai primi del Novecento.
Tuttavia, studiando un po' meglio i luoghi di insediamento delle epoche umbertina, liberty e fascista mi sono accorto che c'era un substrato estremamente vasto e molto interessante da analizzare; un substrato che presenta in nuce tutte le caratteristiche, positive e negative, dell'identità italiana contemporanea.
Trattare tutto questo richiede un profondo restyling sia in termini di linguaggio sia per quanto riguarda la piattaforma da utilizzare sia per quanto riguarda ciò che va detto. In questo senso il devastante arrivo della sessione autunnale giunge propizio: ne approfitterò per cambiare un po' le carte in tavola. Ho tanto materiale in archivio, anche fuori da Roma, e voglio riservargli il massimo onore possibile e questo blog, sinceramente va stretto.

Se l'iniziativa avrà successo ci rivedremo su una piattaforma nuova e più piacevole e questo blog glorioso rimarrà come sede dei divertimenti e del disimpegno.
Verrete informati comunque da qui.

Ci vediamo a fine settembre o qualche settimana dopo!

sabato 3 agosto 2013

Intermezzo II o "Stile eclettico sacro" parte I: la chiesa di Ognissanti a via Appia Nuova.

Comincio ora una rubrica sulle chiese otto-novecentesche dall'Appio Latino all'Esquilino: l'ho intesa come collegamento tra un capitolo e l'altro della "suite" perché finora l'immagine che stavo cercando di rendere di questo periodo era incompleta. La vita cittadina non è solo abitare e dormire, ma anche pregare, almeno all'epoca del Regno d'Italia; e siccome è ben noto dall'epoca delle grandi cattedrali cittadine che nelle chiese il popolo proietta tutto ciò che è in quel momento e lo consacra per l'eternità, non potevo non indagare come furono intese originariamente le chiese di questa zona e come si sono evolute nel tempo.
Lo scopo di questa indagine è puramente documentario, senza volontà di dire ciò che a mio giudizio sarebbe giusto, in questo caso bello, distinguendolo da ciò che mi appare come sbagliato, in questo caso brutto: non perché io sia privo di una mia opinione in tema (che mi auguro mai traspaia), ma perché non mi interessa in questo contesto. Qui si scrive e si vive l'arte e solo l'arte.

Comincio dalla chiesa di Ognissanti perché l'ho scoperta quasi contemporanea agli edifici sacri dell'Esquilino, quindi analizzando la prima spero di rendere più chiari e interessanti i secondi.

Contesto storico.

Ognissanti, chiesa costruita in un luogo per lungo tempo estremamente periferico, raccoglie entro le sue mura diverse quanto interessanti sorprese e, per noi che siamo amanti dello stile, si mostra come prova apodittica del concetto di "persistenza della memoria", che tanto deliziò, dopo la sua delineazione da parte del filosofo francese Henri Bergson, i pittori metafisici e surrealisti.
Non potevo non presentare il quadro omonimo di Salvador Dalì. Mi permetto di aggiungere l'interessante spiegazione che ne ha dato un certo Aniello Esposito: http://www.anielloesposito.eu/persistenza-della-memoria-dali/
Il committente di questa chiesa fu il grande papa san Pio X, regnante dal 1903 al 1914. Il suo pontificato vede l'evoluzione rapidissima della società europea (anche italiana): l'industrializzazione è massiccia, l'imperialismo ritorna a premere fortissimo dopo la fine delle avventure coloniali e, all'interno dei vari Stati europei basati sul diritto, iniziano a filtrare in maniera sempre più decisa le idee democratiche, positivistiche e liberali e toccano numeri sempre più ampi di persone, anche ai livelli più bassi della società.
In Italia, poi, a regnare sono i Savoia, programmaticamente anticlericali; nella politica parlamentare, poi, si fanno sempre più forti i socialisti, altrettanto anticlericali e spesso atei. Addirittura nel 1912 viene concesso il suffragio universale.

La Chiesa sopravvissuta all'Ottocento, e ai suoi sanguinosi moti, dal punto di vista istituzionale è ancora pervasa, nonostante l'enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII, da una mentalità figlia dell'epoca della Restaurazione: la Questione romana è ancora viva e sentita, il Papa si considera ancora un prigioniero all'interno del Vaticano, e i cattolici hanno il divieto rigoroso di votare alle elezioni italiane.
Questo immobilismo assoluto aveva portato anche a una forte infiltrazione delle idee scientiste, e più generalmente filosofiche, tipiche di quel tempo all'interno del clero: si volevano negare i dogmi, si voleva ridurre il Papa a un "primus inter pares", si voleva riscrivere la dottrina cattolica in chiave soggettivistica e si voleva cambiare la Messa.

Contro questo tipo di perniciosa eresia, chiamata modernismo [per comprendere cosa si intende per "modernismo" si legga l'enciclica "Quanta Cura / Sillabo" del beato Pio IX: http://www.sanpiox.it/public/images/stories/PDF/Testi/Encicliche/Pio_IX-Quanta_cura_e_Sillabo.pdf], san Pio X dedicò l'enciclica "Pascendi dominici gregis" [se siete interessati la potete leggere qui: http://www.sanpiox.it/public/images/stories/PDF/Testi/Encicliche/Pio_X-Pascendi_Lamentabili.pdf ] e creò il Sodalitium pianum, una rete di informazione che indagava sui sacerdoti e i teologi sospetti di modernismo.
Per salvaguardare i fedeli tutti dal rischio modernista scrisse una nuova edizione del Catechismo, semplice e molto efficace perché basata sul sistema delle domande correlate a risposte [se lo volete leggere, e magari anche scaricare, andate qui: http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_jdownloads&Itemid=269&view=viewdownload&catid=3&cid=2].

Al fine di permettere alla Chiesa istituzione di conservare la sua funzione sociale in una sempre più pronunciata indipendenza:
1) abolì nel 1903 con la costituzione apostolica "Commissum nobis" il veto laicale, prerogativa in conclave che spettava ad alcuni sovrani cattolici;
1) pubblicò nel 1905 l'enciclica "Il Fermo Proposito", con la quale veniva ammorbidito di molto il divieto di voto per i cattolici, sancito precedentemente dall'enciclica "Non expedit" del beato Pio IX;
2) si oppose fermissimamente alle politiche anticlericali, parte del processo di separazione tra Stato e Chiesa, di Francia e Portogallo;
3) avviò la riforma del diritto canonico, sancita nel 1917 dalla pubblicazione del nuovo Codice.

A Roma.


Nella Capitale l'intervento di san Pio X si fece oltremodo necessario: la città si era copiosamente espansa e, con la complicità dell'autorità (dal 1907 al 1913 fu sindaco di Roma l'anticlericale e mazziniano Ernesto Nathan), si erano installate diverse comunità protestanti molto attive in città (basti pensare al Tempio Valdese di piazza Cavour e alla sua facoltà di teologia); alcune di queste, come nel caso dei pentecostali, giunti a Roma a predicare dagli Stati Uniti nel 1908, e dell'Esercito della Salvezza, in Italia dalla fine dell'Ottocento, erano di sicura presa popolare, soprattutto in un'epoca in cui molti avevano vissuto il processo unitario nazionale e avevano malamente sopportate le mosse del beato Pio IX.
Al fine di garantire dei sicuri presidii contro il protestantesimo e il socialismo nelle zone più recentemente costruite, san Pio X diede ordine di costruire una serie di chiese, tutte in stile neoromanico. Oltre alla nostra chiesa, ricordo anche Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans a San Lorenzo, entrambe opere di Costantino Schneider; da non dimenticare San Camillo de Lellis nel rione Sallustiano di Tullio Passarelli (grande amante del gotico lombardo, mi parrebbe) e Santa Maria liberatrice a Testaccio di Mario Ceradini.
La chiesa dell'Immacolata a San Lorenzo dello Schneider.
La chiesa di San Camillo de Lellis al Sallustiano del Passarelli.
Santa Maria Liberatrice del Ceradini (se volete conoscerlo meglio guardate questo sito:  http://www.roberto-crosio.net/1_vercellese/itcg_cavour_CERADINI.htm)
San Pio X commissionò in città molte altre chiese, di cui tacerò in questo post, sempre mirando ad affermare la presenza della Chiesa in tutti i contesti possibili e il suo valore storico trascendente nel rapporto con il potere laico, ufficializzato da Costantino e proseguito più o meno felicemente da quel periodo a oggi.
A tale proposito mi sovvengono le chiese di Sant'Elena su via Casilina e Santa Croce su via Flaminia, costruite nel 1913 per celebrare l'Editto di Milano.

Storia della chiesa.

Tornando a Ognissanti...

La posa della prima pietra è del 29 giugno del 1914 e questa viene benedetta dal cardinale Basilio Pompilj, elevato a tale dignità da san Pio X. I lavori vennero però interrotti per la prima guerra mondiale per poi essere conclusi nel 1920.
La chiesa è parrocchia dal 1919 e affidata alla Piccola Opera della Divina Provvidenza di san Luigi Orione, amico di san Pio X.
Osserviamo la Vergine tra san Pio X e san Luigi Orione nella vetrata della controfacciata.
Se volete leggere chi era don Orione andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Orione.
Da rammentare il legame con san Luigi Bosco: ci farà capire meglio il perché della presenza degli orionini qui in questo quartiere allora periferico.
Non si deve tacere anche che in questo tempio si è celebrata per la prima volta in assoluto la Messa in italiano, frutto della riforma liturgica del Concilio Vaticano II (il documento preciso è Sacrosanctum Concilium, che potete leggere qui: http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html), nel 1965.
A commemorare questo evento provvede una lapide nella navata destra: eccola:
Qualche anno dopo questa chiesa fu visitata anche da Giovanni Paolo II, che vi celebrò la Messa.
Si tenga bene a mente questo legame con il Concilio Vaticano II perché ci permetterà di comprendere meglio le più recenti trasformazioni del complesso.

Artisticamente...

L'esterno.

Ciò che risalta subito agli occhi della facciata è la qualità tersa e pura dei rilievi nelle lunette sui portali d'ingresso. Sembra davvero che l'eclettismo sabaudo o il liberty non siano mai passati lungo via Appia Nuova in quel periodo e che Pietro Tenerani avesse fondato una scuola o una qualche comunità purista molto fiorente.


Eh sì, in questa chiesa osservo le più tarde manifestazioni del purismo che tanto era popolare all'epoca del beato Pio IX nella Roma pontificia.

Cos'è il pietismo?

Come definire questo stile? Dopo l'ubriacatura neoclassica che pervase tutta l'Europa e che divenne caratteristica in ispecial modo della Francia rivoluzionaria e napoleonica, soprattutto in Italia si sentì il bisogno di una cattolicizzazione di questo stile: andava bene l'idea di recuperare le forme pure prima della loro corruzione manieristica e barocca, ma bisognava "sposare Fidia con Pietro Perugino", recuperando l'artigianalità come garanzia di onestà e chiarezza del lavoro: non dimentichiamo che il purismo, soprattutto a Roma, fu a servizio dei Papi a fine didattico.
Luigi Mussini, "Musica Sacra", Gallerie dell'Accademia a Firenze, 1875.
Il risultato è spesso o freddo o dolciastro, carico di un pietismo che ripropone in parte, ma senza genio, quello della Controriforma; ma se nella seconda metà del Cinquecento questo stile aveva una logica corrispondenza con la cultura e la vita di quel tempo, nella seconda metà dell'Ottocento il Purismo suonava esclusivamente come una manifestazione di conservatorismo politico e di fede popolare cui più nessuno, nemmeno i poveri (che si andavano convertendo al verbo del socialismo), era proclive a credere o a sottomettersi.
Se qualitativamente (provate a vedere il Casino Massimo a San Giovanni per capire quello che intendo) non ci si può dire soddisfatti, nondimeno questa corrente artistica vale come una testimonianza del pensiero del mondo alla fine definitiva dell'Ancien Régime.

La vulgata del purismo a Ognissanti.

L'interesse che però rivestono i rilievi interni ed esterni di Ognissanti è un altro: all'inizio del Novecento il purismo è, a quanto ne so, completamente dimenticato dall'arte ufficiale, ma qui sopravvive! La spiegazione più plausibile è che, trattandosi di una chiesa periferica, si sono scelte maestranze non certo d'avanguardia perché legate a una committenza minore, e quindi - da che mondo è mondo - più conservatrice. Ciò vorrebbe dire, ma solo una visita approfondita al Verano potrebbe definitivamente appurarlo, che laddove nella cultura ufficiale imperversano l'eclettismo e il liberty, nei livelli inferiori ancora è popolare il purismo; ridotto però a dialetto, come ben vedremo tra poco.
Si badi bene: la dialettizzazione del purismo, lungi dal banalizzarlo, lo rende più interessante.

 L'interno.

I capitelli, le pergamene e il legame con il movimento Arts & Crafts.

Lo stile interno della chiesa è un buon romanico profumato di Arts & Crafts [se volete conoscere un po' meglio di cosa si tratta potete andare qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Arts_and_Crafts; e qui: http://designmuseum.org/design/art-and-craft-movement], come si può ben osservare dai capitelli (mi scuso per l'oscurità, ma la mia macchina fotografica non è efficace in ogni contesto).

La ripresa in questo caso è molto probabilmente non intenzionale ma figlia di un sentire tipico di quel periodo. Con ciò intendo che, dovendosi adottare uno stile romanico, che mi pare essere estraneo alla cultura centroitalica, non si potevano non scegliere delle soluzioni decorative in sintonia con il gusto dei venti anni attorno al 1900 (1890 - 1910): tendenzialmente astrattizzanti e quindi decorative.
Il gusto del revival, del resto, non era prerogativa esclusiva degli Anglosassoni: proprio poche righe sopra si accennava al nostro purismo.
Si può quindi parlare di tangenza, ossia di due manifestazioni figlie di uno stesso sentire, o perlomeno di una stessa esigenza, se ci si vuole mantenere nell'oggettività.




Si può osservare qui molto bene il gusto lineare che riduce i fiori e le foglie a motivi esclusivamente decorativi e li imposta sui moduli tipici dell'horror vacui.


Ho scelto questa immagine per via della ritmicità delle foglie in primo piano. Riconosco che non è la stessa cosa, ma d'altro canto sono convinto che i motivi astratti derivino da una segnificazione del dato naturale.
Questa bellezza di pagina cosa altro è se non un primo livello di astrazione dal dato naturale?
Sono certo che l'esecutore a Ognissanti si è ispirato a qualche modello specifico, ma nell'ignoranza momentanea di quale esso sia, propongo questo semplice confronto.
Molto interessanti sono le statue con preghiera annessa di santa Teresa di Gesù Bambino e sant'Antonio da Padova:




Un possibile, ma non risolutivo, confronto.

Questa attenzione per il colore e i codici miniati dovrebbe essere un adeguato segno della differenza rispetto ad Arts & Crafts e quindi una prova a favore di quanto sostenevo poc'anzi.
Non mi stupirei se quelle preghiere fossero state addirittura manoscritte...

La Pietà.

All'inizio della navata destra, proprio sotto la lapide della prima Messa in italiano, c'è un bellissimo gruppo marmoreo raffigurante la Pietà, dono di san Pio X.
Stilisticamente riconosco un nitore formale e un trattamento dei volti che mi richiama, non so perché, il gruppo con la Vergine e sant'Anna di Andrea Sansovino alla chiesa di Sant'Agostino, sempre a Roma.

Facendomi guidare dall'ispirazione suggeritami dal pathos della composizione mi accorgo che:
1) il tipo mi fa pensare alla Pietà di Annibale Carracci a Napoli e a un'altra Pietà che ho trovato su http://www.niceartgallery.com/Annibale-Carracci/The-Pieta.html


2) la compostezza della sofferenza e l'assoluta semplicità (con la differenza che l'artefice della Pietà di Ognissanti ha usato il tessuto in maniera ritmica, un po' astrattizzante) mi ricordano il Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antonio Ciseri:

Ciò detto, si notano anche tutti i difetti dell'artefice: il trattamento del materiale è molto lineare e schematico e mi rifiuto di non pensare a una chiara ripresa di tipi puristi, che solo in parte però riesco a individuare, non essendo io molto esperto di questo genere di pittura.

Volendo pensare a qualche remota ispirazione nel trattamento delle espressioni, ma sarebbe anche in questo caso un problema di tangenza piuttosto che di coscienza, mi accorgo che:
1) il dolore della Vergine potrebbe trovare un parallelo nella posa dell'uomo ormai vedovo e affiancato da quella che sembra la Fedeltà (si guardi il cagnolino) nel rilievo per la tomba di Clelia Severini a San Lorenzo in Lucina del Tenerani;
2) un'altra immagine rappresentante, sia pure in forma scomposta, il tipo della Pietà è questa: un disegno di Jacques-Louis David che raffigura il lutto di Andromaca dopo la Morte di Ettore.
Anche se non sono molto soddisfatto, nondimeno l'immagine è interessante perché presenta un'espressione di lutto, benché velata da un maggiore patetismo, e il nudo eroico del Figlio di Priamo: se si osserva l'enfasi del petto, rappresentato nel suo fascio vorticoso di muscoli, non si può non pensare a un coraggioso milite sempre proteso in avanti, che certo non era un vigliacco: non per niente nelle poesie militari si fa sempre accenno ai bianchi petti dei soldati rivolti contro il nemico.
Anche Cristo, con licenza parlando, è un eroe: ha vinto, nonostante il dolore delle torture e della crocifissione, la morte per noi uomini e per la nostra salvezza e ha affrontato il Suo destino con forza. Ma se la Vergine confida nel suo figlio e nel suo destino salvifico, Andromaca sa che una volta morto Ettore non c'è alcuna salvezza per Troia e per suo figlio: molto probabilmente è questa la ragione del pathos sul suo volto.
Mi rendo conto che ciò non basta e che è abbastanza impreciso: mi riprometto, perciò, di ricercare dei precedenti più veridici e vi terrò informati.

Cristo benedicente.

Questa statua di Cristo è una sorpresa estrema per me perché, nonostante sia datata al 1920 - è opera di un certo Guido Galli -, presenta fortissime, e molto più evidenti, tracce dell'eredità purista.
Per mio sollazzo ne esporrò alcune, giusto quelle che sono riuscito a trovare:
1) 
Cesare Maccari, Resurrezione di Cristo; firmato, localizzato e datato in alto a sinistra: Roma 1890; eseguito in affresco al Cimitero della Misericordia a Siena.
2) 
Pietro Tenerani, Monumento a Pio VIII, 1866, Basilica di San Pietro.
3)
Pietro Tenerani, Deposizione di Cristo, 1844, San Giovanni in Laterano.
4)
Pietro Tenerani, Monumento funebre a Giulio Lante della Rovere, 1865, Santa Maria sopra Minerva.
A parte questi legami, stilisticamente non c'è altro da dire: l'artefice di questa statua è sicuramente bravo; non certo virtuoso, ma capace di svolgere adeguatamente il suo mestiere. L'opera d'arte è chiara e didattica: si sa cosa si deve cercare, si sa cosa si deve adorare.
Anche qui, la sfumatura popolareggiante ha dato vita a un Cristo straordinariamente dolce, straordinariamente umano: è molto probabile che il Galli avesse visto il dipinto del Batoni sul Sacro Cuore al Gesù.

La tela della Sacra Famiglia.

Conclude la navata, nella zona presbiteriale, una tela molto semplice e suggestiva raffigurante la Sacra Famiglia. Ignoro chi sia l'autore, ma di certo sapeva adeguatamente rappresentare le cose sacre.
Stilisticamente parlando osserviamo che la pennellata in alcuni punti è data più liberamente e il colore sfugge, qui e là, alla modulazione, quasi fosse dato con una piccola spatola.
Il pittore, inoltre, ha preferito ritornare al realismo verista, tipico della fine dell'Ottocento, mantenendo dell'epoca del liberty l'inclinazione mistica e le forme gentili. Il risultato è quindi di sicuro effetto: abbiamo la Sacra Famiglia come un gruppo umano concreto e credibile; la Madonna guarda con le mani giunte e uno sguardo pieno d'amore Gesù Bambino, secondo il tipo della Vergine avvocata; san Giuseppe è prossimo ma estraneo al mistero di amore che vediamo rivelarsi nel rapporto tra madre e Figlio, eppure è in posizione di intercessione e protezione e ascolto della Voce di Dio; Gesù Bambino è in posizione orante e con il suo sguardo penetrante ci osserva.

Se volete osservare almeno un altro autore dalla pennellata simile, ma non uguale!, vi consiglio i quadri pastorali di Francesco Paolo Michetti, pittore e senatore del Regno. Eccone un esempio:

Il catino absidale.

Nel catino absidale è raffigurata l'Assunzione in cielo di Maria e la sua incoronazione da parte di Gesù nel Paradiso con tutti i santi e gli angeli.
 Lo stile è quanto mai primitivistico, anche se non riesco a cogliere molto bene tutti i dettagli dell'opera, e questo mi spinge ancora di più a valutarlo come un'opera figlia di quel tempo, così affamato di espressioni pure e decorative.
Basti pensare al bellissimo mosaico di Edward Burne-Jones, il preraffaellita, alla chiesa anglicana di All Saints a via Nazionale:

 Oppure alla quasi coeva chiesa dell'Immacolata all'Esquilino e ai suoi finti polittici medievali.
Oppure alla decorazione del coro, dell'abside e della volta del presbiterio della Cattedrale di Nardò a opera del senese Cesare Maccari tra il 1896 e il 1899. Ciò che deve catturare il nostro interesse è ovviamente l'attenzione per il primitivismo e la sua particolare resa.




L'aspetto astrattizzante delle decorazioni delle crociere.

Osservando infine le decorazioni sulle crociere scorgo delle piacevoli decorazioni astrattizzanti che mi rimandano a delle altre che ho visto ad Albano:




Le tappe della Via Crucis.

Da ricordare, prima di avviarci alla fine, le tappe della Via Crucis. Il loro stile è decisamente espressivo, caricaturale e pieno di pathos, come si conviene a una rappresentazione devozionale: per questo la confronto con l'Andata al Calvario di Polidoro da Caravaggio. Questi era uno degli allievi più dotati di Raffaello Sanzio, era un maestro assoluto della pittura archeologica e a monocromo; ma dopo il Sacco di Roma del 1527 cambiò il suo modo di dipingere in maniera radicale perché toccato dalla intensa religiosità del Meridione italiano (si trasferì dapprima a Napoli quindi a Messina), sicché i suoi ultimi quadri sono tutti toccati da una fede sofferta e profonda, capace di eccitare pensieri di devozione e contrizione nel fedele.
Non è un'opera romanica o medievale, e di questo mi scuso, ma la concezione religiosa della maturità di Polidoro rivela un pathos che nulla avrebbe da invidiare ai maestri tedeschi del tardo Medioevo.


A pochi chilometri di distanza, nella chiesa di Santa Maria Immacolata all'Esquilino, osserviamo una variante più ardita delle quinte della scena e un più chiaro riferimento medievale.



Conclusione: l'altare postconciliare e la Cappella dell'Adorazione.

Per concludere, diamo uno sguardo all'evoluzione della chiesa dagli anni Sessanta a oggi.
Abbiamo visto come questo sia un edificio sacro molto caro al Vaticano e alla riforma liturgica di Paolo VI: non sorprende quindi osservare il letterale adattamento alle prescrizioni del Messale Romano del 1970.

Presbiterio.

310. La sede del sacerdote celebrante deve mostrare il compito che egli ha di presiedere l'assemblea e di guidare la preghiera. Perciò la collocazione più adatta è quella rivolta al popolo, al fondo del presbiterio, a meno che non vi si oppongano la struttura dell' edificio e altri elementi, ad esempio la troppa distanza che rendesse difficile la comunicazione tra il sacerdote e i fedeli riuniti, o se il tabernacolo occupa un posto centrale dietro l'altare. Si eviti ogni forma di tronoll9. È conveniente che la sede sia benedetta, prima di esser destinata all'uso liturgico, secondo il rito descritto nel Rituale Romano120 
Nel presbiterio siano collocate inoltre le sedi per i sacerdoti concelebranti e quelle per i presbiteri che, indossando la veste corale, sono presenti alla celebrazione, senza concelebrare.
La sede del diacono sia posta vicino alla sede del celebrante. Per gli altri i ministri le sedi siano disposte in modo che si distinguano dalle sedi del clero e che sia permesso loro di esercitare con facilità il proprio ufficio121.

Artisticamente, se è facile da un lato apprezzare il minimalismo e l'enfasi sulla bellezza intrinseca del materiale, dall'altro non riesco non dispiacermi, mi perdonino i lettori!, per la perdita totale dell'altare più antico: non per conservatorismo, chiaramente, ma per il valore che questo avrebbe avuto di testimonianza.

Cappella dell'Adorazione.

314. Tenuto conto della struttura di ciascuna chiesa e delle legittime consuetudini dei luoghi, il Ss.mo Sacramento sia conservato nel tabernacolo collocato in una parte della chiesa assai dignitosa, insigne, ben visibile, ornata decorosamente e adatta alla preghieral25.
Il tabernacolo sia unico, inamovibile, solido e inviolabile, non trasparente e chiuso in modo da evitare il più possibile il pericolo di profanazionel26. È conveniente inoltre che venga benedetto prima di esser destinato all'uso liturgico, secondo il rito descritto nel Rituale Romano127.
315. In ragione del segno, è più conveniente che il tabernacolo in cui si conserva la Ss.ma Eucaristia non sia collocato sull'altare su cui si celebra la Messa128.
Conviene quindi che il tabernacolo sia collocato, a giudizio del Vescovo diocesano: a) o in presbiterio, non però sull'altare della celebrazione, nella forma e nel luogo più adatti, non escluso il vecchio altare che non si usa più per la celebrazione(Cf. n. 303);b) o anche in qualche cappella adatta all'adorazione e alla preghiera privata dei 
fedeli 129che però sia unita strutturalmente con la chiesa e ben visibile ai fedeli.

316. Secondo una consuetudine tramandata, presso il tabernacolo rimanga sempre accesa una lampada particolare, alimentata da olio o cera, con cui si indichi e si onori la presenza di Cristol30.


Artisticamente, se da un lato non posso che apprezzare il gioioso minimalismo di questa cappella, dall'altro non riesco, perdonino i lettori questa mia stoltezza!, a non rimanere perplesso di fronte al significato iconologico di tutto questo tripudio di geometrie semplificate.
La casalinga di Voghera intende per caso ciò che a me sfugge?
Nondimeno, è apprezzabile che la luce del Tabernacolo venga data da una fonte naturale: penso che sia un riferimento al prologo del vangelo secondo san Giovanni.

Se siete interessati a conoscere meglio ciò che è scritto nel Messale Romano andate qui: http://www.liturgia.maranatha.it/Ordmessale/b1/5page.htm

A presto con la nuova puntata di Suite Esquilina!