sabato 20 luglio 2013

Tra via Emanuele Filiberto, via G.B. Piatti, via Santa Croce in Gerusalemme e via Carlo Felice. Parte 1.

Salve a tutti, amici!
"Stile eclettico romano" comincia questa "sessione estiva" (che vi farà compagnia, ora che i miei esami del periodo sono terminati, fino alla metà d'agosto) all'interno delle mura di Roma.
Perché questa scelta, quando ancora mancano tantissimi luoghi interessanti nel mio quartiere di residenza? La risposta è semplice: voglio guardare il tipo, non voglio più cercare solo il "notevole" e voglio dare vita a una storia evolutiva dello stile architettonico nella Capitale.

Comincio pertanto il viaggio all'origine dello stile "monarchico" muovendomi in direzione nord, verso i primi complessi costruiti con il primo piano regolatore Viviani del 1873.
La prima tappa è il quadrante via E. Filiberto, via G.B. Piatti, via S.ta Croce in Gerusalemme e via C. Felice.

1. Via Conte Rosso e via Umberto Biancamano.


Osservando il contesto risulta chiaro che ci troviamo in un'ambientazione totalmente differente da quella che vi ho presentato finora.
I palazzi che qui si osservano sono la quintessenza del gusto borghese così come era stato posto dal barone Haussmann a Parigi: sono infatti sobri e dignitosi, in colori molto delicati e per nulla risaltanti; il ruolo dell'ornato in essi è realmente minimale e al tempo stesso curato. I borghesi, soprattutto alla fine dell'Ottocento - quando cioè questa parola aveva ancora un significato importante -, hanno sempre amato il contegno e l'operosità: giammai avrebbero apprezzato per le loro dimore private eccessi di alcun tipo. E in queste istantanee ciò si coglie perfettamente, direi.

1.5 Via Conte Rosso 24.
Esempio concreto di quanto affermo è il condominio di via Conte Rosso 24. La struttura non potrebbe essere più semplice, eppure bastano quei balconi agli angoli, quel cornicione e quell'attico a lesene binate a farne un edificio di buon gusto e pragmatico spirito.
Rispetto allo stile più di massa degli edifici all'Appio, qui si può osservare una maggiore cura nel modellato dei dettagli e nella loro pittura (si ricordi che tutti gli edifici umbertini presentano una struttura di base in mattoni rivestita di uno strato di, credo, cemento modellato a formare i timpani e le altre decorazioni e quindi dipinto).

Si noti inoltre l'uso del travertino nella parte più basse dell'edificio e, inoltre, l'estesa bugnatura.

 1.6 I palazzi di epoca fascista.
Proseguendo lungo via Biancamano si trovano dei palazzi della prima epoca fascista. Sono doppiamente interessanti ai fini della nostra indagine perché valgono come confronto sia con i palazzi umbertini di fine Ottocento di queste parti sia con i palazzi dell'Appio.


Nella prima foto si osserva un edificio sulla falsariga di quelli già analizzati, ma definitivamente "altro" rispetto a quelli. Lo stile di questo palazzo è inequivocabilmente il barocchetto tipico della prima fase del fascismo: è uno stile che non si nega certo l'ornato, ma poi lo giustappone a casermoni che di per sé non ne sentirebbero affatto il bisogno e adotta forme semplificate di esso, molto razionalizzate in senso geometrico; applica poi colori pastello molto evidenti agli edifici e gioca molto sul contrasto. Tranne forse il caso delle ultime due foto, è uno stile perfetto per i grandi condomini e mostra inequivocabili fragranze da "Italia proletaria e fascista".
Parliamo del condominio di via Federico Sclopis 10 e di via Umberto Biancamano 66.
Il condominio di via Biancamano stilisticamente mi ricorda la scuola elementare Garibaldi all'Appio... Sono in effetti contemporanei.

1.7 Portale di via Biancamano 23.
Ciò che ha colpito il mio occhio di questo palazzo è stato il graziosissimo portale. Quelle decorazioni floreali in bianco su fondo ocra mi comunicano una grazia estrema.
Si noti inoltre che la citazione più diretta (ma non saprei reperire le immagini di riferimento) è al Rinascimento e all'uso delle ghirlande che si faceva in quell'epoca.
Spero che piaccia almeno un po' anche a voi.

2. I villini di via Ludovico di Savoia.
Tra i grandi condomini umbertini e fascisti e la bellissima villa Wolkonsky appaiono come un sogno dei piccoli e deliziosi villini che, dalle forme, ipotizzo creati negli anni '20 del Novecento.

Villino abbandonato di via Ludovico di Savoia 29A



Come ben si può vedere, ci troviamo di fronte a un delizioso villino con piccolo attico sul tetto.
La decorazione è molto curata, ma le forme di essa tradiscono un certo tocco massiccio che ben si apparenta al barocchetto. Lo stesso uso, e la stessa articolazione, del bugnato liscio mi fa pensare a una datazione attorno agli anni '20 del Novecento.

Villino di via Ludovico di Savoia 23.
Dalle mensole sotto il cornicione e sotto i balconi comprendiamo ancor più agevolmente come anche questo edificio risalga agli anni '20 del Novecento, tra il 1925 e il 1927 probabilmente.
Apprezziamo di questo edificio le decorazioni delle finestre con la classica pietra di volta increspata; io apprezzo poi la bellissima articolazione dell'ingresso: sopraelevato, coperto da un bel balcone, con colonne.
Molto più interessante, nel retro dell'edificio, è l'uso che si fa del bugnato: da semplice indicazione diventa esso stesso, coerentemente, una decorazione.
Da notare anche la torretta dal tetto a spioventi.

Palazzo di via Ludovico di Savoia 21.
Questo è uno dei miei luoghi preferiti. L'ornato è ridotto al minimo, come si vede, ma bastano quei pochi accenni a un loggiato, il tetto spiovente e il fregio sotto di esso a dare l'idea di una casa di fate.
Da notare inoltre che si tratta di un condominio concavo al centro e quindi diviso lungo tre lati. In ciò, questo edificio è molto simile al condominio di via Colletta da me analizzato qualche post fa.

La causa di questo alone così particolare è esposta nel portale: l'edificio è infatti del 1925, spartiacque tra il fascismo istituzionalizzantesi, e quindi ancora lasciante spazio a coloriture liberty e decorative negli edifici, e il fascismo istituzionalizzato, che le va sempre riducendo fino agli anni '30, quando impone il "suo" esclusivo stile.



Villino di via G.B. Piatti 29
La sua è una struttura molto semplice e lineare: ciò che rende infatti bellissimo questo edificio è il contrasto tra l'ocra e il crema chiaro giocato sulle linee curvilinee delle decorazioni esterne delle finestre e della zona tra i cornicioni e le finte pietre di volta delle finestre (ovviamente non parlo della torretta).
Bellissime, a mio dire, sono anche le inferriate alle finestre e ai balconi, tutte giocate sulle linee sinuosamente curvilinee come spirali di fumo.

Da notare inoltre la stilizzazione dei timpani delle finestre: la ritroveremo anche nei condomini popolari di via di Santa Croce in Gerusalemme.

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