sabato 16 marzo 2013

I : Via Appia I.

Cominciamo il nostro viaggio con questa piccola escursione, focalizzata soprattutto sui palazzi nel cosiddetto stile eclettico. Esso è, a quanto ne so, la forma architettonica principe dei primi sessanta anni d'unità d'Italia, una sorta di stile liberty italico prima dell'imposizione del Razionalismo negli anni attorno alla guerra d'Etiopia, quando il regime fascista cercò di costruire l'uomo nuovo: lavoratore e proletario, antitesi completa del benestante "umbertino", a suo giudizio moralmente corrotto edonista liberale (ricordate "Il piacere" di Gabriele d'Annunzio o il "Manifesto degli intellettuali fascisti" di Giovanni Gentile?). Storia a parte, non si può non negare una tendenza all'enfasi retorica nello stile eclettico, spesso davvero esagerata rispetto alle sue funzioni (chi non lo ha mai pensato di fronte al Palazzo di Giustizia, per esempio?): è questo, a mio parere, che ce lo rende estremamente fastidioso o indifferente.
Tuttavia, è altrettanto innegabile che almeno fino al 1931 esso stile rimane molto diffuso, sia pur subendo delle interessanti modifiche. Per quanto concerne il nostro quartiere, si nota che l'eclettismo si riduce davvero e si geometrizza progressivamente: rimangono le false finestre, le curve, i timpani e le torrette, ma pesano molto meno e spesso si riducono a mero ornamento superficiale per la strada, rimanendo gli altri lati spogli.
L'ornato, quindi, parrebbe diventare una sorta di ingentilimento discreto per il piacere degli occhi dei passanti  , sicuramente secondario rispetto alla funzione residenziale dell'edificio (e qui vediamo i prodromi del Razionalismo, ma non ci sorprenda ciò: dice Antonio Pennacchi che molti autori dell'eclettismo romano si convertirono facilmente al nuovo stile, all'interno del quale operarono nell'Agro pontino).

Basta con le ciarle, si mostrino le foto:

1. Condominio all'angolo fra via Cesare Baronio e via Appia Nuova.
Non ho chiara l'epoca in cui potrebbe essere stato realizzato, ma la presenza di questo tipo di decorazione mi fa pensare a non più tardi del 1925.
Da notare l'effetto un po' da "fuori luogo", per quanto esteticamente piacevole, di quei festoni classicheggianti sotto il cornicione.

2. Condominio "di Petrini".
Come si vede, l'edificio è stato costruito nel 1925. A mio parere è molto interessante: potete osservarne la struttura solida e la facciata digradante, la presenza di balconcini curvilinei molto liberty a quel che sembrerebbe essere l'ultimo piano, la sobrietà e la linearità estrema del portale e del bugnato.

 Lo stesso tipo di balconcini si riscontra nel grande condominio poco dopo: è interessante notare che la finestra centrale è stata sostituita da uno stemma senza simbolo con un modello semplificato di balcone. La leggerezza dell'ultimo piano del condominio "di Petrini" viene appesantita da quattro mensole evidenzianti le finestre e da due volute. L'effetto è comunque molto interessante, a mio parere.
3. Condominio di via Luigi Tosti.
Trattasi di tre edifici prossimi: due sulla strada e un terzo in secondo piano. Molto interessanti le finestre cieche e il portale d'ingresso, molto "anni '20" anche se siamo negli anni '30.

Da notare la grazia di questo stemma dedicatorio. L'anno è l'VIII dell'era fascista: il  1930.

Un altrettanto interessante tipo di portale si ritrova nel sovraccennato condominio di via Appia. Lo stile è altrettanto curvilineo, ma la leggerezza jugendstil del portale di via Luigi Tosti si perde, a mio parere, nella pesantezza da barocchetto tipica, come abbiamo già analizzato del resto, di quell'edificio. Ciononostante le due enormi pigne sono un apprezzabile tentativo di dare piacevolezza all'esterno del complesso mantenendo una certa estrosità: probabilmente c'è un significato più prosaico, ma per un visitatore qualsiasi questo si è perso.


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