venerdì 22 marzo 2013

Aggiornato: Ponte Lungo, Alberone, dintorni.

1. Introduzione: via Albalonga 16.
Per il mio gusto non c'è attività più interessante, fra quelle cui sto attendendo in questi mesi, dello scoprire le modalità in cui cambia la percezione degli oggetti artistici in rapporto all'ora del giorno e quindi all'illuminazione. Vi ho tormentati con dei post carichi di soggettivismo, e se sono stato troppo difficile da seguire vi chiedo perdono, ma servivano per chiarirmi alcune idee riguardo alla identità, per così dire spirituale, del palazzo borghese; per ora solo nella IX circoscrizione.

La teoria che ho formulato non è ancora confermata da confronti precisi, ma sento ciononostante il bisogno di farvene menzione. Per potermi seguire meglio si ricordi il modo in cui sono state ornate le facciate dei palazzi: le varie decorazioni sembrano spesso giustapposte: non c'è ostentazione di marmi o di pietre serene la cui foggia possa risaltare anche nel più tardo crepuscolo.
Il giorno è il momento dell'assoluta oggettività: l'ornato è perfettamente visibile, a ogni elemento è dedicata la giusta illuminazione, lo sguardo può soffermarsi anche sui particolari più significanti. E' il momento perfetto per studiare un'opera per come è in sé, quasi fosse ancora un disegno sulle carte del progettista.
Il tramonto, soprattutto in questa stagione primaverile, è il momento in cui più risaltano le parti aggettanti dell'edificio: per certi palazzi sembra addirittura che le parti ornamentali siano preponderanti sulla funzione (lo condividerò più tardi); sempre che il sole ci batta, ovviamente.
Il crepuscolo è il momento in cui le ombre si fanno più lunghe, i dettagli si fanno più indeterminati, lasciando un vuoto che la fantasia delle persone più sensibili riesce presto a colmare, fantasticando (è il caso per esempio del Notturno a via Rea Silvia). Se di giorno tutto è manifesto e pronto a diventare un segno di status (dalla ricchezza dell'ornato possiamo farci un'idea abbastanza ragionevole, per esempio, della destinazione cetuale dell'edificio), al crepuscolo tutto questo scompare: le finestre timpanate, le colonne in stile barocchetto certo rimangono, ma sono come nude ed è poi la fantasia, come già ho detto, che le riveste.
La notte è il momento in cui tutto diventa indeterminato, invisibile. Mi è parso di notare nel nostro quartiere come di notte l'ornato si smaterializzi lasciando manifesta solo la presenza massiccia dei palazzi, come a dire che se di giorno è fondamentale indicare lo status, di notte rimane l'esigenza primaria di un riparo e di un luogo dove poter dormire al sicuro. Riconosco però che si tratta di una mia interpretazione.

Io ho realizzato interventi fotografici in pieno giorno e al crepuscolo, tra le 18 e le 19. Non mi ero però accorto di queste differenze (non so perché non ci avessi mai pensato prima). Per concludere quindi questa escursione attraverso la luce nei vari momenti del giorno, ho deciso di mostrare la facciata del condominio di via Albalonga 16 di notte. Ho scelto proprio questo palazzo perché, così illuminato, mi faceva tornare in mente "L'empire des lumières" di René Magritte nella versione del Museo di Arte Moderna di New York.
Fig. 1 L'Empire des Lumières di René Magritte.
Magritte in questo dipinto ha rappresentato una città belga, e questo è chiaro e inessenziale. Quello che però risulta più interessante è la rappresentazione di un pezzo di città completamente borghese. Subito notiamo la filosofia funzionalista che sta dietro ogni edificio e ci accorgiamo che l'ornato di questi edifici scompare pressoché completamente nel confronto con la notte e che la luce elettrica del lampione ottiene il solo risultato di condurre il nostro sguardo, ma non dà vitalità a ciò che illumina e, anzi, rende ancora più straniante la foggia delle parti rimaste in ombra dei palazzi; per la gioia degli intelletti sofistici.
Fig. 2 via Albalonga 16.
Come si può osservare, anche nella realtà questa luce non ravviva affatto il palazzo. Ne rende certamente intelligibili alcuni connotati, ma ne lascia oscuri o in chiaroscuro tanti altri, generando ombre lunghe e sommamente artificiali che contribuiscono ancora di più a rendere questo edificio una semplice massa verso la quale tutta la nostra indifferenza si convoglia. Anche se volessimo guardare a cose più specifiche, non vedremmo parimenti che contorni.
Non che questo sia assolutamente negativo, ma certamente rende evidente come la luce modifichi pesantemente la natura di un edificio: come si vede, infatti, da Google maps, di giorno scopriamo che è articolato in modo tale da simulare la presenza di un piano nobile (per chi non lo sapesse, nei palazzi nobiliari il piano nobile era il luogo delle cerimonie e dei ricevimenti e delle udienze e si trova sempre al primo piano). 

Fig. 3 Via Albalonga 16 di giorno. Si noti l'articolazione in tre sezioni della facciata e l'evidenza assoluta del primo piano, data dal cornicione.

2. L'inizio di Circonvallazione Appia di giorno e al tramonto.

Fig. 4 Piazza Camillo Finocchiaro Aprile da via Appia Nuova. Sono ben visibili tutti e tre gli edifici che analizzerò sotto.
Cominciamo con il condominio di Circonvallazione Appia 4. Osservandolo di giorno mi sono abbastanza convinto che sia da datarsi agli anni attorno al 1925: la forma è troppo regolare e leggera, troppo memore di via Cavour per essere posteriore a quella data; oltretutto, a differenza degli edifici condominiali successivi, tutti i suoi lati sono decorati, anche in maniera più essenziale; si guardi infine all'espediente di camuffare le mensole dei balconi a mo' di doppia foglia: se le confrontiamo con le vicine mensole dei balconi di piazza dell'Alberone 15 - su cui poi torneremo - ci accorgiamo subito che la lingua parlata è molto diversa.
Fig. 5 Circonvallazione Appia 4 al tramonto. Non sembra anche a voi che le sue  membrature diventino particolarmente sporgenti ed evidenti così illuminate? L'enorme risalto che acquisiscono mi conquista assai.
Fig. 6 Appaiono ben visibili le mensole che sorreggono il cornicione. Non vi pare  evidente una certa leggerezza, un certo direi piacere nel realizzarle così curvilinee? Come si potrebbe parlare di tardi anni Venti?

Fig. 7

Fig. 8 Ancor più visibili qui sono le mensole. L'uso delle finte foglie è davvero soave secondo la mia impressione.
Per finire un'impressione del palazzo da lontano al tramonto e a mezzogiorno.
Fig. 9
Fig. 9 bis
Ritorniamo al condominio di Circonvallazione Appia 7. Vi ricordate che vi accennavo all'impressione che mi dava di una corte rinascimentale? Effettivamente il condominio è stato costruito come se fosse una corte, ma ciò non è visibile dalla strada.
Fig. 10

Fig. 11 Si notino la grande data e le quattro grandi mensole che reggono il balcone al di sopra della porta.
Fig. 12 Notare come è evoluto lo stile delle strombature di questi due portali di Tomassi. Al posto delle tre pseudo-pietre di volta ce n'è solo una molto poco sporgente; la cornice è decorata da un sobrissimo doppio contorno.
Fig. 13 Facciata dell'edificio. Si noti l'uso di mensole di ferro, probabilmente, per reggere i due balconi al quarto piano.  Non l'ho mai visto finora e mi ha molto colpito.
Fig. 14 Da notare la decorazione molto sobria del vestibolo. Si tenga a mente la decorazione compartita dell'intradosso dei due archi. La ritroveremo.
Fig. 15 Dettaglio della decorazione del vestibolo. Se ne noti la cura assommata a un certo gusto lineare: l'effetto è molto  piacevole, almeno per me.
Fig. 16 Interno del condominio. Quella statua al centro della parete di fondo mi fa pensare, da quando ero bambino, a qualche quadro di Giorgio De Chirico: ha davvero un incredibile fascino e un'altrettanto incredibile stranezza: che ci fa là, per di più circondata dai motorini?
Fig. 17 Se all'esterno l'aspetto curato poteva dare l'idea di un edificio anche un  po' anteriore, ma sempre nell'ordine di pochi anni, all'interno osserviamo il carattere esclusivamente funzionale di questo edificio e capiamo che è pieno figlio degli anni Trenta. Cionondimeno è interessante l'impianto a corte: probabilmente i due avancorpi corrispondono alle due sezioni laterali della facciata. Si tenga a mente anche questa struttura, ché ci servirà tra poco. 

2. Piazza Camillo Finocchiaro Aprile 18.

Fig. 18 Si noti la natura modulare di questo edificio: di fatto c'è una sezione, un'unità di misura, che è data dallo spazio fra le due file in bugnato, la quale si ripete per quattro volte: tre su piazza Camillo Finocchiaro Aprile, una su via Appia Nuova.
Fig. 19
 Quando lo osservai di notte questo condominio mi appariva temporalmente ambiguo: ne notavo certo i dettagli da periodo fascista, ma quando precisamente era stato realizzato?
Osservandolo di giorno, e confrontandolo con il condominio di Circonvallazione Appia 7, mi sono convinto che siamo attorno al biennio 1930/1931, ma non oltre. Se lo confrontiamo con il condominio in fondo a destra di via Appia 359, più o meno coevo, ci accorgiamo inoltre di una destinazione più borghese del palazzo che adesso stiamo analizzando (si vedano le forme aggraziate di tutto l'edificio e il diretto riferimento rinascimentale del portale).
Fig. 20 Si osservi la cornice delle finestre del primo piano e l'uso di pietre bugnate isolate su tutti i lati di esso.
Fig. 21 Il portale. Si osservino le finestre ferrate del primo piano come i palazzi nobiliari del Rinascimento.
Fig. 22 Anche da via Appia si osserva la struttura modulare dell'edificio.

3. Piazza di Ponte Lungo. 

Piazza di Ponte Lungo non offre molte testimonianze del primo Novecento. Quel poco che c'è, tuttavia, merita di essere divulgato per quanto possibile.
Fig. 23 Palazzi di Piazza Camillo Finocchiaro Aprile vista dalla ferrovia sul lato di piazza di Ponte Lungo.
Fig. 24 Via Appia e piazza dell'Alberone sullo sfondo.
Fig. 25 Condominio di via Gela 5. Notare la resa lineare del loggiato al quarto piano  e anche di tutte le cornici delle finestre. Anche se non è un blocco unico, l'effetto che si vuole comunicare è di forte compattezza. Per questo ritengo che questo edificio sia attorno al biennio 1929/1930, facendo sempre riferimento al condominio in fondo a destra del complesso di via Appia 359.

Fig. 26 Si notino inoltre le raffinate linee curve dei timpani dei portali d'ingresso del palazzo e dei vari negozi. Secondo me è molto interessante questo connubio fra il gusto lineare e ridottamente ornamentale del fascismo e la passione per la linea curva dello stile eclettico in generale.

4. In rapporto al post su via Pietro Colletta 30. 

 Nello Speciale avevo espresso dei dubbi sulla datazione del complesso perché non riuscivo a trovare elementi particolarmente caratterizzanti. Posso aggiornare il mio post adesso e dire che il "problema" è per così dire risolto, o quasi.
Cercavo nei dintorni un condominio dai timpani spezzati i cui lati obliqui terminassero, o si identificassero, con delle volute, magari datato e ne ho trovati due. Trattasi dei condominii di via Appia Nuova 225 e di via Tortona 4, datati il primo al 1925 e il secondo al 1926.
Se si guarda poi al condominio di via Appia Nuova sul lato della farmacia si nota inequivocabilmente come la somiglianza con i timpani del condominio di via Pietro Colletta sia forte.
Fig. 27

Fig. 28

Fig. 29
Il palazzo di via Appia Nuova verrà analizzato con maggior precisione in un post successivo, in quanto di un certo interesse. Ciò che ci interessa adesso è notare come l'ornato di questo edificio proponga un modello che verrà poi utilizzato in versione semplificata a via Pietro Colletta. Per questo è molto agevole pensare a una datazione, per quest'ultimo condominio, attorno agli anni fra il 1926/27 e il 1928/29: la mancanza del bugnato e delle cornici delle finestre ci riporta a un periodo tardo, già verso gli anni '30, la presenza di finestre timpanate così curvilinee e di nicchie classicheggianti ci porta indietro proprio agli ultimi 2 anni del secondo decennio del Novecento. La mia rimane comunque un'ipotesi.

Per quanto concerne questo edificio, invece, non posso non notare la piacevolezza e l'accuratezza delle sue decorazioni superficiali e il particolare tipo di capitello utilizzato. Si respira una certa aria di raffinatezza borghese, probabilmente di altra tenuta economica rispetto agli abitanti della zona di via Latina e via Pietro Colletta. Ma come ho detto, lo approfondirò in un secondo momento.


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