martedì 19 marzo 2013

Parte I : Notturno sperimentale a Piazza Camillo Finocchiaro Aprile.

Mi permetto di annoiarvi, amici, ancora un po' sul rapporto fra la notte e l'essenza degli edifici perché l'argomento mi sembra molto pregnante e ho voglia di condividere con voi queste mie osservazioni. Se vi sembreranno pregnanti e utili, sarete voi a dirmelo e io continuerò finché mi sarà possibile.

Il crepuscolo esercita su di me, sin da quando ero bambino aggiungerei, una grande suggestione, soprattutto quando mi coglie durante le mie peregrinazioni artistiche. Per farvi capire meglio cosa significhi per me osservare i monumenti e gli edifici al tramonto vi racconterò questo aneddoto: il 15 d'agosto mi trovavo a Firenze per motivi di studio. Avevo tre giorni in solitaria durante i quali potevo soddisfare tutte le mie curiosità sull'arte fiorentina e mettere alla prova le mie conoscenze storico-artistiche sul Rinascimento: la sera del primo giorno decisi di assistere al tramonto in piazza Santa Croce poiché volevo rivivere le emozioni che presumevo avesse sentito Giorgio De Chirico quando dipinse nel 1910 "L'enigma di un pomeriggio d'autunno"; volevo, in altre parole, cercare di trovare in me le ragioni ipotetiche del sentimento metafisico della realtà.
Non rimasi affatto deluso.
Firenze, dopo le 18:45, inizia a svuotarsi e i monumenti stessi, perso il loro carattere glamour, tornano semplici testimonianze, di fronte alle quali chi è abituato alla loro visione rimane indifferente o solo tiepidamente colpito. Non c'è più evoluzione o vita: gli edifici antichi diventano sedimento della memoria, semplice quinta per un istante passeggero, e per ciò stesso perdono la loro temporalità e la loro natura. Usando parole più immediate: osservando per esempio piazza dell'Annunziata, progettata dal Brunelleschi come un nuovo Foro, al crepuscolo io non sento che il silenzio e non vedo che gruppi isolati di persone, completamente separati dallo scenario, che ha la sola funzione di ospitarli. Lo scenario è come se fosse una fotografia, un residuato: parla un'altra lingua, reca una diversa concezione della vita, è completamente indifferente; diventa informe memoria che il mio intelletto, se a questo tipo di fantasticherie sono portato, è portato a ricomporre, trovando l'insieme suggestivo anche per il suo carattere di indifferenza.

Questa introduzione ci riporta al mio "Notturno a via Rea Silvia". Anche l'arte liberty è suscettibile di forti cambiamenti a seconda del mutare della luce: può diventare più fantastica che reale come il condominio di via Rea Silvia 8 o può scomparire, lasciando spazio solo alla funzione dell'edificio. Del resto è patente per chiunque sia un osservatore attento che le decorazioni dei palazzi del primo Novecento, e soprattutto della prima età fascista, sono spesso semplicemente giustapposte a palazzi eminentemente funzionali.

Cercando quindi di eccitare sia le mie facoltà storico-artistiche sia le mie immaginifiche, ho deciso di studiare piazza Camillo Finocchiaro Aprile al crepuscolo. Il risultato è stato piuttosto soddisfacente. Tornerò naturalmente sia a via Rea Silvia sia a piazza dell'Alberone sia a via Appia 359, probabilmente in un post d'insieme, ma devo ammettere che la suggestione che mi danno gli edifici che analizzo al crepuscolo è estremamente piacevole.
Trattasi infatti di una piazza molto piccola eppure dalle forme molto piacevoli e razionali, di estremo buon gusto e di forte misura, oltretutto prossima alla mia zona preferita di passeggiata.

1. Condominio di Circonvallazione Appia 7.
Questo edificio mi ha molto stupito. Risale al 1931 eppure presenta a mio giudizio un impianto che più ispirato al Rinascimento non si può, almeno nella facciata (un portale del genere fa venire mi fa venire in mente quasi subito, non so quanto propriamente, Palazzo Arnolfini a Firenze). Mi dà l'idea fortissima di una specie di palazzo-corte semplificato a partire, per esempio, dal modello mi pare sangallesco di Palazzo Cervini a Montepulciano (SI): non sarebbe del resto granché stupefacente, essendo questa facciata il lato esterno di un condominio. Non essendo però molto sicuro, mi limito a suggerire questi possibili confronti senza affermare alcunché.
Secondo la mia opinione il vero punto di forza dell'edificio è la sua razionale essenzialità: l'ornato è presente, ma è davvero minimale e sobrio, essendo sostanzialmente limitato al portale in bugnato. Lo stesso bugnato liscio, che abbiamo visto altrove acquisire funzioni ritmiche, qui si limita a definire i corpi laterali, che nella mia immaginazione vedo come fossero avancorpi.
L'oscurità poi fa risaltare esclusivamente i cornicioni e le finestre, rivelando ancora più decisamente la fortissima vicinanza al razionalismo, anche se, proprio per la presenza di stilemi antichi riproposti integralmente, come appunto il bugnato, questo edificio non si può definire razionalista in senso stretto, ma solo affine. Non a caso è stato terminato nel 1931, ossia nell'anno in cui il quartiere passa da una destinazione residenziale per la piccola e la media borghesia a una destinazione residenziale per il proletariato, almeno in prossimità della ferrovia. 


2. Condominio di Circonvallazione Appia 4.
Questo edificio è davvero molto sobrio ed elegante.
L'ornato è ridotto al minimo e, di fatto, consiste solo nel bugnato liscio, esteso dal marciapiede al primo piano, che viene ispessito all'angolo fra la Circonvallazione e Piazza Finocchiaro Aprile; nelle finestre timpanate del secondo piano e nelle decorazioni dei contorni delle finestre al primo, terzo e quinto piano (perdonatemi, ma non ricordo il nome scientifico: rimedierò nella redazione diurna).
Trattasi di un edificio molto difficile da datare per le mie conoscenze: guardando tuttavia al tipo delle finestre del primo, terzo e quinto piano, caratterizzate da una pseudo-pietra di volta, e dagli angoli enfatizzati al terzo e quinto piano, ipotizzo sicuramente che siamo state realizzate dopo la prima guerra mondiale (faccio un paragone con il complesso abitativo di Santa Croce in Gerusalemme), probabilmente in un periodo compreso tra il 1918 e il 1925/1928 a metà fra lo stile umbertino di piazza Vittorio e lo jugendstil, ma non ci potrei davvero giurare.
Anche qui la notte ha reso irrilevante l'ornato dell'edificio, dando all'edificio un aspetto decisamente timido e dimesso.
Si osserva qui molto bene la schietta e razionale semplicità dell'edificio. Apertura migliore per il primo tratto di Circonvallazione Appia, destinato originariamente ai ferrovieri della vicina Stazione Tuscolana (almeno secondo quanto mi hanno raccontato), non poteva essere, si potrebbe osare dire.

Se osserviamo poi le mensole dei due balconi sul lato di piazza Finocchiaro Aprile notiamo una certa leggiadria, enfatizzata dalla presenza di una lunga foglia che ne nasconde la struttura. Possiamo trovare questo stesso tipo di mensola nel condominio di via Cerveteri 8.
Condominio di Circonvallazione Appia.

Condominio di via Cerveteri.
3. Condominio di piazza Finocchiaro Aprile 18.
Questo condominio mi piace particolarmente, se posso permettermi.
E' costruito secondo un modulo ripetuto tre volte, ma l'insieme è variegato da un bel portale d'ingresso e da un agile bugnato a dimensione alternata, che sottolinea sia gli spigoli degli edificio sia le tre unità di cui è composto. Interessante è l'alternanza del bugnato grezzo, atteggiato come se si trattasse di veri mattoni, con le superfici lisce del contorno delle finestre al primo piano. Abbiamo già visto questo tipo di decorazione nel villino di via Gino Capponi accanto alle Poste.
Anche questo edificio è di difficile datazione stando alla mia esperienza. Tuttavia anche per questo mi sembra ragionevole proporre la stessa data del condominio di Circonvallazione Appia 4, anche se mi dà la sensazione, guardando il primo piano, di essere più orientato verso il primo periodo del fascismo. Non potendo però provare alcunché, la mia rimane una supposizione: di certo lo spirito che anima questo edificio è molto diverso da quelli analizzati nel mio post precedente, "Notturno a via Rea Silvia". Più sobrio, più europeo, meno eclettico.
Tuttavia è chiaro che, se il condominio di circonvallazione Appia 7 è del 1931, questi edifici difficilmente potranno essere molto anteriori.

In questa foto è molto evidente l'uso creativo del bugnato in questo edificio e la particolare decorazione dei contorni delle finestre.
Da notare inoltre l'estrema raffinatezza della colonna tuscanica "grezza", usata nelle colonne del portale. Trattasi di una chiara citazione da Palazzo del Te di Giulio Romano.
Anche per il condominio di piazza Finocchiaro Aprile vale lo stesso ragionamento: preda dell'oscurità, esso perde tutto il significato datogli dai progettisti, rimanendo principalmente ombra e presenza, domicilio e nient'altro che domicilio. E tuttavia non smette di avere una certa piacevolezza.

---Conclusione.
Come scoprì già Monet con le sue serie, la luce è una componente fondamentale nella creazione dello spazio e della superficie architettonica. Un edificio, quando è molto sobrio come quelli di piazza Finocchiaro Aprile, rischia di non rapportarsi molto bene con  il modificarsi della luce durante il giorno, rimane semplicemente come presenza quando le tenebre prendono il sopravvento.
Anche nella contemporaneità, sembrerebbe dirci questa piazza, è bene aggiungere alle proprie opere, anche alle più funzionali, delle componenti di brio e di estro. 

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