1. Palazzetto di piazza Paolo Diacono.
L'edificio è di per sé molto semplice, ma presenta un ornato estremamente raffinato e misurato e di qualità. Gran peccato è per l'edificio l'essere circondato dal verde e dalla strada: il mostrare così repentinamente i suoi lati nudi rovina un po', a mio parere, l'effetto raffinato della facciata, dando l'effetto di finzione estrema; quasi come se fosse una quinta da Cinecittà.
Notare il tono africaneggiante di quella testa. |
Si guardi alla perfetta misura e all'eleganza di questo timpano. La conchiglia poi mi risulta come un innegabile tocco di classe. |
2. Palazzetto di via Antonio Coppi 18.
Questo è uno dei miei edifici preferiti. Siamo nel 1931, un attimo prima del trionfo del Razionalismo, e questo palazzo è un trionfo di sfarzo eclettico. Non ci sono lati spogli, non sembra una quinta teatrale. Da notare poi che, nonostante lo sfarzo, le modanature sembrano semplicemente giustapposte (e il bianco, anche se non credo fosse nelle intenzioni degli artefici, sembra che ne enfatizzi il ruolo).
L'effetto finale è, nonostante l'abbondanza di decorazioni, decisamente equilibrato (e questo è il segno più eloquente che non stiamo più negli anni '20).
La cosa più emozionante, a mio parere, è il portale d'ingresso: lo spirito è davvero monumentale!
Se si pensa al 1931, quando tutta la zona era immersa nel verde, l'effetto di contrasto fra il rosso e il bianco, fra il movimento della superficie e l'infinito silenzio sovrannaturale della Natura dovevano risultare molto intensi.
Faccio i complimenti all'artefice: non so chi tu sia, ma sei stato molto intelligente.
Stemma con la datazione all'anno IX dell'era fascista, il 1931. |
Mi colpiscono molto le conchiglie sopra le finestre. |
Si noti sempre il gusto etnicista tipico dell'epoca. Anche questa testina parrebbe di africano. |
Le forme geometrizzanti di questo portale rendono evidente l'origine eminentemente anni '30 di questo edificio. |
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