mercoledì 20 marzo 2013

Aggiornato: Via Pietro Colletta 30.

1. Introduzione.
Nelle mie recenti peregrinazioni mi è capitato di soffermarmi a guardare con un certo interesse il condominio di via Pietro Colletta 30. Non che sia poi molto diverso dagli altri palazzi da me analizzati finora, ma il misurato impiego di elementi eclettici mi conquista in modo particolare.
Ho deciso quindi di dedicare a questo bel complesso il mio primo speciale: ne seguiranno molti altri e raccoglieranno dei condomini o degli edifici importanti che non hanno trovato spazio nei normali post per motivi tematici o di brevità (laddove possibile, eviterò sempre messaggi troppo lunghi).

2. Forma e destinazione.
Fig. 1 Il condominio visto da Google Maps.
Osservando il complesso tramite Google maps è visibile che non è un condominio composto da più palazzi delimitanti uno spiazzo aperto centrale, come abbiamo visto per esempio a via Appia Nuova 359, ma un edificio bipartito (non mi stupirei se all'interno ci fossero due o più scale) in corrispondenza della torretta nel piccolo spiazzo fra via Colletta e via Latina. Rimane tuttavia chiaro che si tratta solo di ipotesi: se qualcuno di voi lettori ha qualcosa a che fare con questo palazzo, me lo faccia sapere nei commenti e mi dica per favore se le mie ipotesi sono corrette. E' comunque vero che, tranne la "torretta", i due lati esterni dell'edificio sono articolati in maniera differente.
Fig. 2 Lato dell'edificio su via Latina.
Fig. 3 Lato dell'edificio su via Pietro Colletta. Data la presenza di ben tre finestre timpanate (da notare l'uso del timpano spezzato e l'estrema raffinatezza dei suoi lati obliqui trasformati in volute) enfatizzate da un minimo aggetto, suppongo che questa parte fosse destinata ai condomini più abbienti o più importanti.
3. Particolarità.
Ciò che salta subito all'occhio di questo edificio è che, rispetto agli altri suoi coevi, il bugnato è assente. Lo sostituiscono quelle che credo siano delle lesene leggermente aggettanti senza capitello che vanno dal primo piano al cornicione e che scandiscono entrambi i lati esterni (sia su via Latina sia su via Pietro Colletta).
L'edificio si presente quindi con un'estrema semplicità, ravvivata da pochi elementi decorativi resi in maniera molto estrosa, quasi pregevole.

4. La "torretta".
Un discorso a parte merita la "torretta". Non è ovviamente una vera torre in quanto non è davvero distinta dal resto del complesso. Tuttavia è ben separata dal resto del palazzo dalle lesene e, stilisticamente, da una più complessa articolazione dell'esterno: l'unica finestra che rimane, su entrambe le vie, è quella timpanata al secondo piano mentre al primo rimane una nicchia vuota (sul lato di via Colletta c'è però una specie di otre) e al terzo un rettangolo leggermente incassato all'interno dello spessore di muro.
4 a. Il ritmo e l'ornato.
Si avverte davvero un allentamento del ritmo, che si fa più formale e più solenne, meno funzionale e più piacevole: non è credo un caso che si tratti dell'unica parte del complesso a presentare una simmetria fra i due suoi lati esterni; per di più l'attico soprastante è stato realizzato in perfetta corrispondenza di misure: l'effetto che mi dà è quello di una obliterazione del cornicione, che viene ridotto a ornamento esterno semplicemente giustapposto a una superficie continua.
Fig. 4

Fig. 5
Fig. 6

5. L'attico della "torretta".
Osserviamo ora nel dettaglio l'attico. I suoi lati esterni sono tre e sono tutti articolati alla medesima maniera: c'è un finestrone centrale con una pseudo-pietra di volta al di sopra di un piccolo cornicione che presenta in corrispondenza di ogni lesena una piccola pelta. Ad essa pietra si raccordano tramite festoni due mensole, dalla superficie modanata a differenza di quelle che abbiamo visto attorno a Ponte Lungo. 
Fig. 7

6. Ancora sui timpani spezzati.
Prima di arrivare alla conclusione, voglio mostrare più dettagliatamente l'articolazione dei timpani delle finestre del secondo piano. A ulteriore conferma di quanto affermavo sulla natura speciale dello spigolo terminale di questo edificio, faccio notare la presenza di un festone molto semplificato a unire i due lati obliqui del timpano spezzato della finestra che dà sullo spiazzo dato dall'incrocio di via Colletta e via Latina. Ho davvero il sospetto che qui abitasse il più ricco del palazzo, o forse un gerarca.
La trasformazione in volute dei lati obliqui dei timpani è davvero di fascino ai miei occhi: è così eclettica e sobria al tempo stesso. Di fatto a un edificio strettamente funzionale si è aggiunto, così, un piccolo quid di stranezza che non potrà mai renderlo anonimo. Se avrò l'occasione gli dedicherò un "Notturno".
Fig. 8
Questo tipo di articolazione del timpano ha un'origine antica e la troviamo nel portale del palazzo/condominio settecentesco, direi, di via in Arcione 114 e, in forma semplificata, cioè come semplice ornamento della parte apicale delle cornici delle finestre al secondo piano del lato di vicolo del Gallinaccio al numero 2 e 3.
Fig. 9 Dettaglio del portale di via in Arcione 114.

Fig. 10 Finestre del palazzo/condominio di via in Arcione 114 dal lato di vicolo del Gallinaccio, al numero 1-2-3. Da notare come la cornice di queste finestre evolva a simulare, a mio giudizio, una specie di timpano.
Ancora più stringente è il confronto con i timpani al terzo piano del bellissimo palazzo/condominio di via di San Vincenzo 32. 
Non mi è chiaro se si tratti di un timpano reso linearmente o della parte apicale della cornice della finestra: guardando come sono stati atteggiati i contorni delle finestre al piano di sotto, potrei ritenere che si tratti della prima: naturalmente, essendo un palazzo settecentesco, il gusto è maggiormente orientato verso l'arabesco delle forme, maggiormente raffinate decorative e lineari rispetto a quelle del nostro palazzo (non a caso la spezzatura del timpano, così evidente nel nostro condominio, qui viene quasi nullificata e celata da una stella, probabilmente il sole, al vertice, oltre che dalla distanza.
Fig. 11
Un altro possibile confronto è con il timpano dell'iscrizione che attesta la creazione di una sede più idonea, ove oggi è il liceo Visconti, per il Collegio gesuitico da parte di papa Gregorio XIII. Il legame con Michelangelo si avverte come molto forte, ed è logico, essendo il Collegio Romano opera di Bartolomeo Ammannati, almeno secondo quanto mi risulta.
Oggi si trova alla Pontificia Università Gregoriana.
Fig. 12
Un ultimo confronto è con le finestre al terzo piano del palazzo di via del Quirinale 1188 (il civico è piccolo e dall'apparenza antica, qualora non lo trovaste posso dirvi che è il palazzo sul lato opposto del civico 23). Anche qui non si può parlare di timpano ma di cornice, tuttavia rimane l'articolazione a volute simulante un timpano. L'uso dell'ornato richiama il palazzo/condominio di via San Vincenzo 32, ma il gusto è più lineare qui.
Fig. 13
7. Conclusione e ipotesi di datazione.
Osservando gli edifici limitrofi appare chiaro che siamo oltre il 1928, ma questo connubio fra il piano funzionalismo dell'edificio e il ridotto ornato di tradizione ci confondono un po' i ragionamenti. Se lo osserviamo ragionando in termini di storiografia marxista, potremmo davvero immaginare che in questo edificio l'eclettismo borghese (più evidente nella "torretta") ha raggiunto un compromesso con il funzionalismo. Questa caratteristica mi rende questo edificio particolarmente piacevole: come dico sempre, questa arte da primo Novecento ci dimostra che si può essere contemporanei e proletari senza rinunciare troppo alla piacevolezza visiva.
La sensazione che mi dà quindi questo edificio è quasi di giustapposizione di due fasi: una prima fra il 1925 e il 1928 - maggiormente all'insegna del liberty e dello stile eclettico - fra la "torretta" e via Pietro Colletta, e una seconda in stile fra il 1928 e il 1931, ondeggiando più verso gli anni '30 - e quindi maggiormente orientata verso il Razionalismo -, su via Latina (abbiamo già visto la semplificazione dell'ornato dei lati esterni nel precedente post come associato al periodo 1930 - 1931).
Mi rendo conto che un'ipotesi di doppia datazione è un bel po' capziosa e forse anche un po' azzardata. Anche perché, come dimostra la finestra timpanata di via Latina 117, se intervento ci fu, questo è stato in stile senza però venire meno alle necessità funzionali di condominio per molte persone.
Per di più sul lato di via Latina le finestre sono otto al secondo piano e sette al primo e al terzo, mentre sul lato di via Colletta sono sei al secondo piano e cinque al primo e al terzo. C'è una decisa asimmetria che non mi parrebbe affatto coerente con lo stile dell'epoca, almeno di non voler immaginare come ho fatto io un'aggiunta posteriore.
A negare la mia ipotesi è, tuttavia, l'uso della pseudo-pietra di volta su tutti i portali dei negozi su via Latina e sullo spiazzo. La doppia datazione potrebbe quindi non essere autentica, oppure la stessa torretta potrebbe fare parte dell'aggiunta più tarda. Appare del resto strana la presenza su via Colletta di un piccolo attico a breve distanza dall'attico della "torretta"; ma se quest'ultima appartenesse già al fascismo anni '30, come si potrebbe giustificare quel suo carattere così borghese e non certo da "Italia proletaria e fascista"? 
Come è chiaro, non riesco a farmi un'idea precisa: prendete quindi queste mie riflessioni con grosse pinze e, come sempre, se qualcuno ne sapesse di più e fosse in vena di comunicarlo, non si faccia scrupoli, e se qualche lettore dovesse abitare nel palazzo e volesse invitarmi a vedere come è all'interno, sarebbe ciò molto apprezzato.

8. Saluti e ringraziamenti.
Ringrazio Emanuela Amadio per i suggerimenti che mi ha dato: li studierò pian piano e proverò a metterli in pratica. Lei è davvero una persona gentile.
Saluto tutti e ci vediamo la settimana prossima.

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