lunedì 18 marzo 2013

Notturno a via Rea Silvia.

L'intervento di oggi è un po' particolare. Ieri, domenica, avevo deciso di riprendere in foto la defilata via Rea Silvia, a due passi da Ponte Lungo, ma, a causa di impegni, mi sono trovato a uscire al crepuscolo.
La giornata, come ben ricorderete, era parecchio nuvolosa e quel tipo di luminosità non prometteva bene per le foto, affatto. Senza aspettarmi alcunché entro in quella strada e ne rimango folgorato: gli enormi complessi condominiali degli anni '20/'30 che mi circondavano, avvolti nel velo della principiante oscurità e per nulla risplendenti se non per le finestre degli appartamenti, apparivano castelli fatati, o stregati, e loggiati rinascimentali; se poi aggiungete "all'impasto" l'assenza di rumori di via Rea Silvia (grossi palazzi la separano da via Appia Nuova), l'effetto totale era di profonda suggestione. Mi sembrava davvero di stare in una versione proletaria del quartiere Coppedè...
Quando poi mi sono avventurato nel condominio di via Appia Nuova 359, da me già analizzato nei precedenti post, questa sensazione ha raggiunto livelli davvero sublimi in me.

Questo aspetto vagamente magico e suggestionante, perfetto figlio del Simbolismo, ritengo sia, in definitiva, l'aspetto più interessante e di pregio dello stile eclettico della nostra Capitale, sia che raggiunga vette sublimi come nel summenzionato Coppedè sia che si mostri più dimesso come nel nostro quartiere.

Non so quanto si riesca a intendere di questo effetto dalle mie foto, ciononostante voglio che, mentre leggete questo post, voi proviate a immedesimarvi nelle sensazioni che ho avvertito: capirete così il tono notturno, e un po' sfocato, di queste immagini.

1. Condominio di via Rea Silvia 8.
Questo condominio, visto al crepuscolo di una giornata nuvolosa, acquisisce i connotati di un castello di fate. Se ne ammiri il profondo eclettismo esterno e la raffinata essenzialità dell'ornato (l'uso del bugnato liscio sugli spigoli del complesso è veramente piacevole a vedersi): almeno per i miei occhi, infatti, l'insieme acquisisce un piacevole equilibrio senza enfasi retorica.
Sono soprattutto i piccoli particolari a rendere interessante il complesso, e li mostrerò foto per foto.

In queste due foto il complesso ci appare come una costruzione di tipo credo modulare: ogni faccia è articolata in due grandi corpi laterali, uguali fra di loro a due a due e raccordati fra loro da un corpo centrale di dimensione minore, come l'ingresso ad esempio. I quattro lati sono raccordati da corpi minori con terrazzo al vertice.
L'unico di quei quattro corpi minori che sono riuscito a fotografare presenta una bellissima finestra timpanata sormontata da un'altra a lunetta. Dalla concreta presenza di quelle che presumo essere mensole al di sotto del cornicione - fra il timpano e la finestra quindi - possiamo intuire che anche questo edificio risale al periodo successivo al 1928, data accertata di compimento del condominio di piazza di Ponte Lungo 15 (dove sta Petrini).
Personalmente lo ritengo coevo al condominio di via Appia 359, e forse realizzato dallo stesso progettista, probabilmente posteriore - anche se di poco - al condominio di Ponte Lungo.
Per quanto possibile, si ammiri la borghese semplicità dell'attico del corpo centrale, circondato da volute e dotato di finestre a lunetta. Semplice, di pregio e funzionale. Si può essere contemporanei, sembrerebbe dire, senza sacrificare il piacere oculare sull'altare del funzionalismo.
Il lato di ingresso ci offre due deliziosi balconi nei corpi laterali. Si noti come ognuna delle mensole che sorreggono l'edificio sia conclusa da una rosetta e come queste mensole siano poste in corrispondenza delle modanature (?) a bugnato liscio che separano, enfatizzandole, le finestre al di sotto del balcone.
Notevole è anche il portale di ingresso: molto semplice eppure molto suggestivo a causa dei giochi luminosi che si creano fra le due luminarie esterne e quello che presumo essere il vecchio lampadario sul soffitto del vestibolo.

Questo è il soffitto del vestibolo: si vede bene il lampadario. 
Questa è una veduta di via Rea Silvia dall'interno del vestibolo. Se si confronta lo stile del palazzo di fronte con la suggestione di questo interno si potrebbe quasi azzardare una similitudine su questa falsariga: è quasi l'alba, il sogno è finito e ne vediamo il confine oltre il cancello, al di là del quale c'è la vita reale e la sua "indifferenza programmatica" (parlo ovviamente in senso duchampiano).
Concludendo con questo condominio osserviamo quella che penso essere stata pensata come casa del portiere. L'attico, con quel timpano raccordato da quelle volute così importanti eppure armonizzate con i corpi laterali della facciata, mi comunica una sensazione di grande leggerezza. Osservando poi il complesso in rapporto alla luce dell'ingresso, l'effetto che ne ricavo è di suggestione.

2. Condominio di via Rea Silvia 6 (se ben ricordo).
Non sono riuscito ad avvicinarlo troppo. Tuttavia ho scattato questa bella foto da cui risalta la raffinata sobrietà dell'ornato di questo edificio: non so poi perché, ma osservando l'edificio ho avuto un'impressione quasi rinascimentale.
Sinceramente, la semplificazione del tradizionale loggiato centrale e l'uso del doppio cornicione nella parte alta dell'edificio che non solo suggerisce la presenza dell'attico al terzo piano (suppongo che le finestre più basse siano del pianterreno) ma anche la forma dei capitelli. Guardando poi questi ultimi in rapporto al bugnato, posto anche qui a delineare gli spigoli dell'edificio, ottengo l'impressione che l'attico sia sorretto da colonne dal fusto grezzo come quelle utilizzate, non ricordo precisamente in che punto, da Giulio Romano a Palazzo del Te.
Anche per questo edificio propongo la datazione 1928 - 1931, che d'altronde sembrerebbe propria di tutto questo quadrante urbano.

3. Condominio di piazza di Ponte Lungo 15.
Ho già trattato di questo condominio, ma per evitare di sovraccaricare i post precedenti, ho deciso di approfondire qui alcuni aspetti di questo edificio, profittando del suo affacciarsi sulla strada che sto analizzando.

Osservando il lato del condominio che dà su via Rea Silvia si nota la presenza dello stesso stile di tutta la via: bugnato liscio a movimentare, spartendo, la facciata; uso di mensole importanti a sostenere i balconi; elegante sobrietà generale dell'ornato, improntato al linearismo.

Si confronti poi lo stile dei balconi sul lato di piazza di Ponte Lungo con quello dei balconi del condominio di via Appia Nuova 359: a parte le differenze di progettazione, è chiaro che sono praticamente coevi, anche se ho la sensazione che il condominio di via Appia sia di poco posteriore. In un prossimo post cercherò di capire se la mia sensazione sia fondata oppure no.


Sono poi riuscito a farmi coraggio e sono entrato nel vestibolo del palazzo. Sono rimasto molto impressionato: il progettista ha pensato a un'articolazione molto semplice eppure abbastanza movimentata della superficie, come se stesse citando l'architettura dei palazzi del tardo Cinquecento e del primo Seicento romano. Da notare inoltre la presenza di una minima, e tuttavia piacevole, decorazione geometrica pavimentale. Il contrasto fra i colori del pavimento e il bianco puro delle pareti e la luce modulata dal lucernario, in quella giornata, mi ha dato una bella suggestione.




Spero che questo viaggio sia stato di vostro gradimento. A presto.



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